E' una situazione sotto gli occhi di tutti: la nostra magistratura ha dei problemi. Mi soffermerò sull’analisi di quello che ritengo più grave: la perdita di indipendenza.
La magistratura, così come concepita nella Costituzione del 1948, è l’organo che ha il compito di controbilanciare il potere delle Camere e del Governo: un enorme potere, che è fortemente saldato sul principio di indipendenza proprio di questo ordine; non a caso i magistrati fanno capo al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) e all’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), organi completamente autonomi rispetto gli altri poteri della Repubblica. Però…c’è un problema. L’Assemblea Costituente assegnò i compiti organizzativi ed operativi riguardanti la Magistratura al Ministero della Giustizia (art. 110). Probabilmente, qualche ministro privo di formazione giuridica, ha male interpretato quest’articolo: pensiamo ai casi Forleo e De Magistris. Con questa dichiarazione non voglio prendere le difese dei due magistrati, ma perlomeno considerare la situazione con attenzione. Il magistrato Forleo, che indagava sul caso Unipol, sulle scalate bancarie da parte di alcuni parlamentari, si trova nel giro di un mese completamente delegittimata: i media la presentano come l’ennesimo magistrato che vuole diventare famoso (leggi Woodstock), nessuna parte politica prende in qualche modo le sue difese, nessuna autorità ricorda l’importanza dei magistrati ed il loro delicato compito, alcune sentenze che assolvevano imputati arabi da accuse di terrorismo, diventano un pretesto per screditarla ancora di più.
Nel secondo caso, il pm De Magistris, si occupava di alcune truffe ai danni dell’Unione Europea: la famosissima inchiesta “Why Not” indagava riguardo un non chiarissimo intreccio tra pubblica amministrazione e affari privati. Il magistrato in questione sostiene che è stato costretto a rivolgersi ai media, poiché erano ormai due anni che, con svariati pretesti, provavano a togliergli inchieste che forse erano predestinate all’archiviazione (bisogna sapere che per legge, i PM sono obbligati a perseguire tutti i casi che gli vengo sottoposti, ma per mancanza di risorse e di tempo, possono scegliere discrezionalmente quale inchiesta proseguire e quale archiviare).
Ora, alla luce di quanto detto, non sembra strano che quando alte cariche dello Stato, quali "ministri", risultano coinvolti in reati gravi, i magistrati che si occupava del caso, vedano la loro vita professionale “traballare”? Ma la nostra beneamata magistratura ha perso forse l’indipendenza che la contraddistingue e che le permette di operare in nome del popolo italiano? Perché in questo caso, qualcuno potrebbe pensare ad una subdola forma di dittatura, guidata da un'oligarchia che da troppo tempo muove le fili della macchina statale, ormai ridotta ad un burattino senza vita. Ma io credo nello Stato, credo della Repubblica Italiana. Noi italiani siamo famosi per la nostra creatività. Ho fiducia negli ideali della nostra Costituzione. E sono certo che ci sono persone competenti che, guidate da questa Carta preziosa, sono pronte a lavorare per lo splendore del nostro paese.
martedì 15 gennaio 2008
La situazione della magistratura italiana
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