mercoledì 6 febbraio 2008

Il termovalorizzatore che non valorizza



Come prima cosa, mi voglio presentare, sono Gianluca Pistore, ho un blog ( [R]EVOLUTION ) e cerco, per quanto è possibile, di studiare e mettere in pratica soluzioni per ovviare alle grandi catastrofi che avvengono per l’errato comportamento dell’uomo.
La questione rifiuti in Campania, per ora è solo una guerra civile con qualche morto, ma continuando di questo passo, fra qualche anno, ci saranno stragi di bambini malformi, di tumori e sarà una vera e propria strage degli innocenti.
La cosa più logica che ci viene da pensare per ovviare al problema rifiuti è di certo un termovalorizzatore, perché è un impianto a bassissime emissioni di diossina e gas inquinanti... e ricava dall’immondizia energia elettrica pulita. Certo, ci viene questo in mente perché i telegiornali e le trasmissioni che trattano l’argomento ci propongono solo queste soluzioni, senza dirci che ci sono alternative migliori e senza dirci i danni che possono procurare gli inceneritori, perché così si chiamano, dato che non termovalorizzano nulla.
Vediamo perché gli inceneritori possono far male.
Parto dall’indiscussa legge di Lavoisier che dice: nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. E questo vale anche per i rifiuti! Da un inceneritore possono uscire polveri pericolosissime; queste polveri hanno misure incredibili: sono miliardesimi di metri, cioè un capello è migliaia di volte più grande di queste polveri. Esse, in gergo tecnico, sono dette nanoparticelle, e sono molto dannose alla salute perché possono portare a tumori, ictus, alzheimer, parkinson, malformazioni fetali e malattie di carattere sessuale. Seguiamo ora il viaggio di una particella nel nostro corpo: la particella può essere ingerita (se depositata sugli alimenti) o può essere inalata per via respiratoria; in quest’ultimo caso, essa entro 60 secondi andrà nel sangue, ed entro 60 minuti verrà “distribuita” per tutto il corpo, e in esso, si comporterà come un corpo estraneo; per capirci possiamo dire che questa particella è un po’ timida, quindi, in un luogo che non conosce, si crea una barriera difensiva che la circonda (tessuto di granulomazione) poi, essendo un po’ antipatica, si arrabbia, irritando anche la sua barriera, così facendo infiamma il tessuto. Siccome questa particella conosce l’elisir di lunga vita non morirà mai (non è biodegradabile) e quindi rimarrà perennemente infiammata e potrebbe diventare un tumore (carcinoma).
Gli inceneritori hanno anche il problema di essere antieconomici; vediamo perché:
inizio con il precisare che con la raccolta differenziata si può arrivare ad un 80/85% di riciclo di rifiuti; mentre, gli stessi, se bruciati in un inceneritore lascerebbero un 30% di ceneri nocive, molto più tossiche di quanto possono risultare dei rifiuti normali. Quindi già da qui possiamo notare come con la differenziata andiamo ad “eliminare” più rifiuti di quanto potremmo con un inceneritore; ma non mi basta; andiamo ad approfondire il lato economico della questione.
Voi sapete quanto potremmo risparmiare se differenziassimo i rifiuti? Si, perché prendiamo in esempio una bottiglia di vetro per mettere vino o acqua; essa pesa circa 5-600 grammi. Ora immaginiamo di consumarne una a settimana: in un anno abbiamo buttato ben 28,6 kg; senza pensare che se poi al posto del vino la sera ci facciamo una birra allora, calcolando una bottiglina di birra ogni due giorni, dato che pesa 300 grammi, lì abbiamo uno spreco di ben 54,750 kg di vetro nel secchio della spazzatura indifferenziata; e questo solo per una famiglia. E prendendo in considerazione un campione di 1000 persone che bevono birra, acqua e vino (a Cassino, dove abito ci sono oltre 40.000 abitanti) abbiamo la bellezza di 85.430 kg di vetro buttati in un anno! Ed il vetro è riciclabile all’infinito! E la fregatura più grande sta nel fatto che questi 85.000 kg di vetro li dobbiamo pagare; invece, se fossero stati messi nel cassonetto per la raccolta del vetro, non avremmo dovuto pagare nulla. Dico sempre che la raccolta differenziata è la migliore cura agli aumenti T.A.R.S.U.
Non ci fermiamo qui, andiamo avanti ed analizziamo l’umido; o più specificatamente, i rifiuti di genere alimentare; bucce di frutti, fondi di caffè, scarti di insalata, pomodori; per fare questo sono andato a pesare un sacchetto contenente gli scarti alimentari a fine giornata; dopo un pranzo ed una cena moderata: pesava 800 g. Ora considerando che alcuni giorni ne produciamo di piùe in altri di meno, lasciamolo come media. Allora, 800 g in un giorno corrispondono a 292 kg all’anno, solo per una famiglia; ma moltiplicato per circa 2000 famiglie nel cassinate arriviamo all’esorbitante cifra di 584.000 kg di rifiuto che se trattato sarebbe potuto diventare concime; invece noi lo dobbiamo pagare.

Per concludere, poi, ho deciso di fare un piccolo confronto tra i vari trattamenti per i rifiuti.

Inizio col dire che i rifiuti si possono tranquillamente dimezzare; sprechiamo il doppio di ciò che ci serve perché non lo sappiamo costruire, o meglio, non lo vogliamo sapere. Un inceneritore si dice produca energia elettrica, ma non credo sia proprio giusto, perché uno dei principi della termodinamica, dice che in ogni cambiamento di forma energetica si ha una perdita, quindi l’energia chimica dei rifiuti, combusta, diviene termica e poi elettrica avendo perdite, almeno in base alla termodinamica. Poi mi viene da chiedere: per bruciare i rifiuti, si dovrà usare energia? E poi, se invece di bruciare i rifiuti li riciclassimo, eviteremmo lo spreco di energia di estrarre e lavorare le materie prime, quindi credo che sommando l’energia che ci vuole per raggiungere le temperature di 900° C, l’energia che ci vuole per fare un nuovo oggetto, credo che supereremmo di gran lunga quella prodotta.
Quindi un inceneritore non produce energia, ma produce particelle piccolissime che si vanno ad insidiare nei nostri polmoni, nel nostro sangue ed in tutti gli organi che poi si infiammano con il rischio di diventare tumori. Per non parlare della diossina....

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Ora facciamo un semplice calcolo su 100 tonnellate di immondizia da smaltire (per immondizia intendo le buste che gettiamo nei cassonetti). Queste 100 tonnellate se trattate in un inceneritore subiscono i seguenti cambiamenti: vengono aggiunti ossigeno, carbonato, calce, ammoniaca ed acqua, ed alcune volte anche metano liquido; questo porta a quasi un raddoppiamento della massa, quindi credo arriviamo a circa 200 tonnellate. Di qui con la combustione ci rimangono un 30% (60 tonnellate) di ceneri tossiche che vanno smaltite in discariche speciali per legge.
Vediamo ora il trattamento che io considero migliore: sempre 100 tonnellate di rifiuti, riduzione del 50% e arriviamo subito a 50 t. Ora facciamo una potente raccolta differenziata, e si arriva a ridurre dell’80% i rifiuti, quindi si va a 10 t che sono rifiuti organici, quindi perfettamente trattabili in modo da diventare compost (concime) dato che sono soprattutto rifiuti alimentari. Quindi si vanno a ridurre sempre più i rifiuti fino a riutilizzarli tutti. E se comunque uno dei passaggi dovesse non funzionare, rimarrebbero rifiuti non tossici.
Ora non voglio fare il confronto tra i rifiuti zero e le 60 t di ceneri tossico-nocive, sarebbe troppo umiliante. Concludo con un pezzetto dell’articolo 32 della costituzione italiana che dovrebbe essere più spesso rispettato:

art. 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività [...].


Gianluca Pistore
Redattore de "Il Pensiero Giovane"



diffondi

3 2:

faustpatrone ha detto...

Articolo abbastanza interessante. Credo - da profano - anche io che il riciclaggio superi di gran lunga, in termini di efficienza e recupero delle risorse, gli inceneritori/termovalorizzatori.

A meno che, e per questo vorrei che almeno un dannato TG per una volta faccia come Quark, ci venga spiegato, ingegneri alla mano, che un termovalorizzatore possegga adeguati sistemi di aspirazione e recupero delle nanoparticelle. Di certo sempre meglio che fare un mucchio e buttar via, o bruciare nel cortile di casa a cielo aperto.

Ma non c'è solo la questione tecnica. Credo che il problema stia altrove, cioé nella volontà fraudolenta degli amministratori di ricavare guadagni spropositati dai loro incarichi. Quando dietro ogni intervento c'è questa filosofia - cioé drenare risorse economiche verso il portafoglio dell'amministratore (si veda il vice di Bassolino: da 1.5 mln di euro annui!) - ogni tecnologia, anche la migliore può nascondere una macchina succhiasoldi. E allora si risparmia sui filtri antiparticolato, o magari sulla quantità di rifiuti termovalorizzati, o magari sulla natura dei rifiuti stessi, forse imboscando rifiuti tossici nel mucchio del compostaggio.... Insomma non credo sia un problema tecnologico, ma di semplice onestà nel gestire un processo, tecnologia inclusa.

C'è qualche ingegnere che può dire la sua?

Saluti cordialissimi.

Giovanni Affinita ha detto...

Ti ringraziamo del commento. Per quanto riguarda la situazione politica che è dietro l'emergenza rifiuti, ti consiglio: http://www.ilpensierogiovane.com/2008/01/adesso-basta.html

Grazie della visita e del commento.

Gianluca Pistore ha detto...

non esistono filtri che tengano le nanopolveri perché esse si dividono in tre gruppi (primarie filtrabili, primarie condensabili e secondarie) i filtri riescono a trattenere le prime, che sono poco dannose, le altre due (non sottoposte a controllo per legge, anche perché non hanno gli strumenti, tipo il microscopio a scansione ambientale) non vengono filtrate e sono pericolossisime.