Fatto: il governo Prodi-bis è caduto. La caduta è avvenuta in Senato. Lo stesso Senato che fin dall’inizio aveva fatto dubitare sulla effettiva governabilità dell’attuale maggioranza, dopo una prima avvisaglia avutasi poco meno di dodici mesi fa (mozione sulla politica estera respinta e prime dimissioni del Presidente del Consiglio), ha infine castigato, sembra definitivamente l’ormai ex-premier. Ora tutti sanno i fatti e staranno a gettare condanne, a cercare colpevoli: Mastella, Di Pietro, il Partito Democratico, la legge elettorale, Prodi stesso.
Ma il problema è essenzialmente un altro: ad essere punita è stata l’arroganza. L’arroganza di un premier neo-eletto e di una maggioranza che, all’indomani della vittoria sul filo del rasoio del 9 aprile di due anni fa, non ha avuto la brillante idea di accettare il sostanziale “pareggio” e fare un passo indietro; passo indietro fin da subito auspicato dall’allora premier uscente, e formare un governo che contasse una maggioranza più ampia di quella risicatissima, almeno in Senato, che gli italiani avevano scelto. Eppure un passo indietro sarebbe stato auspicabile, soprattutto alla luce del fatto che, nel computo dei voti della Camera Alta, il centro-sinistra era uscito battuto di oltre un milione di voti, mentre nell’altra camera, la stessa coalizione guidata da Prodi contava appena 14mila (se non ricordo male) voti di vantaggio. Ma la tanto vituperata legge elettorale permise all’Unione di prevalere (altra cosa bizzarra, con la legge elettorale applicata nel 2001 is sarebbe usciti con una situazione ben peggiore, con l’Unione maggioranza alla Camera, e la Casa delle Libertà maggioranza in Senato.
Se poi a ciò si aggiunge che questa stessa maggioranza, se così la si può definire, ha ben pensato di usare solo i suoi voti per eleggere il Presidente della Repubblica, il presidente di tutti gli italiani, si può ben comprendere come, fin dall’inizio, si concepì l’idea che la vita di questo Governo sarebbe stata molto breve.
Ora gli scenari futuri? Io personalmente, pur contestando l’attuale legge elettorale, e pur essendo d’accordo sul fatto che un Governo di larghe intese porterebbe le riforme che troppo servono al nostro paese, auspico un ritorno alle urne nel più breve tempo possibile (perché no, anche questa primavera).
Se poi dovesse presentarsi la stessa situazione del 2006, dalla quale ci accingiamo ad uscire, Berlusconi ha dichiarato che nell’eventualità cercherà l’intesa con il centro-sinistra di Veltroni. Nella speranza che il Cavaliere sia di parola nell’eventualità, non resta che sentire Veltroni, o chi per lui, fare una dichiarazione in tal senso.
L’importante è che il prossimo premier si ponga come obiettivo primario quello di riavvicinare gli italiani alla politica.
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